(foto Marco Pomella)
(foto Marco Pomella)

MASSAROSA. Dismesse, abbandonate, in stato di degrado. Vere e proprie “unghiate” sul territorio, sulle colline di Quiesa e di Massaciuccoli in particolare. Zone di confine, tra territorio di Massarosa, e territorio di Lucca. Zona di nessuno, da anni.

Sono le ex cave di materiale pietroso. Le cave Bartolomei, sul versante massarosese del monte Quiesa, e le cave di Niquilia, a Massaciuccoli. Della loro attività estrattiva è rimasta solo una grande ferita sulle colline, quale edificio diroccato e macchinari ormai da demolire.

Eppure, negli anni, i progetti non sono mancati. Ma sono rimasti poi chiusi nel cassetto, o finiti chissà dove. Per Niquila, ad esempio, si parlò inizialmente di discarica. Poi l’azione dei comitati cittadini, degli enti pubblici, la scoperta di una fonte d’acqua in quella zona, la vicinanza con i lago di Massaciuccoli fecero, giustamente, accantonare l’idea. Ma c’è anche un altro progetto, rimasto nel dimenticatoio. Quello per escavare un’altra parte della collina, farla a gradoni, e lasciare invece che una cava in abbandono un teatro all’aperto scavato nelle roccia di fronte al lago. Un progetto ambizioso, certo, capace forse di poter essere un traino per il turismo e per lo sviluppo. Ma un progetto degli anni 2000.

Oggi l’amministrazione dice che di progetti, concreti, non ce ne sono. Sarebbero ben pronti, ci fanno capire in municipio, a guardare di buon occhio un progetto di recupero dell’area. Purché, fanno capire, non sia d’impatto ambientale.

Ma a proposito di impatto come non parlare dell’altra grande cava abbandonata, quella sulle pendici del Quiesa, sopra l’autostrada, ben visibile a occhio nudo anche da Bozzano. Quella è chiusa dagli inizi degli anni ’80, subito dopo la realizzazione della bretella per Lucca. L’ex cava Bartolomei, come la conoscono tutti in paese, dal nome del proprietario di quel pezzo di terra.

Le strutture, come mostrano anche le foto che abbiamo realizzato, sono ormai andate. Tutto è in stato di abbandono. Ma sono ancora in piedi, nonostante la ruggine le abbia consumati, i vecchi rulli con i quali le rocce e la terra venivano trasportati nel piazzale, e da lì caricati sui camion.

“Era un via vai di camion da queste parti. I primi anni – raccontano gli anziani del bar centrale a Quiesa – ci sembrava orrenda quella cava. Poi ci siamo abituati, nessuno ci fa più caso. Come l’autostrada: nessuno di noi la voleva. Poi abbiamo visto il traffico sparire in paese, e l’abbiamo benedetta”.

Dagli anni ’80 però la cava è stata lasciata abbandonata a se stessa. Metterla in sicurezza sarebbe già qualcosa: dalla parete continuano a cadere grossi massi. E il cancello è divelto, e può entrare chiunque. Anzi, a vedere le discariche che sono nascoste qua e la, si direbbe che entra chiunque.

Che farne? Il posto è di per se molto bello. Da lassù (in cima al monte Quiesa) si gode di un panorama unico: si vede tutta la vallata di Queisa e di Massarosa, fino al lago di Massaciuccoli con il mar Tirreno, giù in fondo, a chiudere il quadro. Un’attività turistica? Un semplice punto panoramico con qualche panchina? Qualsiasi cosa sarebbe meglio di quello che c’è oggi. “Da qua sotto lo guardo spesso – ci dice un ragazzo – e penso sempre che sarebbe bello farci un museo dell’archeologia industriale. Certo ci vorrebbe un po’ di investimento per rimetterlo in piedi, ma le strutture, tolta la ruggine, reggerebbero ancora”.

Nelle foto: la cava ex Bartolomei sul monte Quiesa

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